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    Le origini di Halloween si perdono nel continente Europeo, nelle isole britanniche, dove abitavano i primi abitanti di quelle terre: i Celti.
    Dalle loro tradizioni e dai loro costumi questa festa, che nei secoli è stata tramandata fino a noi, con l'avvento del Cristianesimo ha assunto nuovi contenuti. Dall'Irlanda la tradizione è stata portata negli Stati Uniti dagli emigrati che spinti dalla terribile carestia dell'800, Famen, si diressero numerosi nella nuova terra.
    Vediamo più da vicino cosa è successo e come, attraverso i secoli, sono cambiate le cose.


    I CELTI

    A differenza di altre culture europee e soprattutto a differenza di quelle del bacino del Mediterraneo i Celti erano prevalentemente un popolo di pastori . I ritmi della vita e della comunità celtica erano dunque scanditi dai tempi che l'allevamento del bestiame imponeva. Tempi differenti da quelli dei campi.
    Alla fine della stagione estiva, i pastori riportavano a valle le loro greggi, per prepararsi all'arrivo dell'inverno. Il passaggio dall'estate all'inverno veniva celebrato in una festa che aveva inizio proprio il 31 Ottobre, fine dell'anno vecchio, ed il 1° Novembre, iniziodi quello nuovo. La festa veniva appunto chiamata Samain, che in gaelico significa "fine dell'estate", ma anche riunione, raduno.
    In quel periodo, dunque, i frutti dei campi (pur non essendo la principale attività dei celti venivano comunque coltivati) erano assicurati, il bestiame era stato ben nutrito dai pascoli dei monti, le scorte per l'inverno erano state preparate, la comunità, quindi, poteva riposarsi e ringraziare gli Dei per la loro generosità.
    L'importanza che i Celti attribuivano a Samain risiede nella concezione dell'universo e del tempo che questo popolo aveva.
    Il tempo era un continuum, che prendeva la forma circolare di un ciclo. La fine di ogni ciclo era considerata un momento molto importante e carico di magia. Difatti, tutto ciò che rappresenta allo stesso tempo una linea di congiunzione e separazione aveva per i Celti il medesimo valore: una scogliera, un tramonto, e quindi anche la fine di un anno.
    Lo Samain, in particolare, era le festa più importante. Serviva ad esorcizzare l'arrivo dell'inverno e dei suoi pericoli, rafforzando la comunità grazie ad un rito di passaggio che propiziasse gli Dei.
    Di qui la carica sfrenata dei festeggiamenti che comprendevano anche travestimenti, canti e balli.

    In quel momento particolare dell'anno però, ed in particolare il 1° di Novembre, i Celti temevano che le forze degli spiriti potessero unirsi al mondo dei viventi, provocando in questo modo il dissolvimento temporaneo delle leggi del tempo e dello spazio. Tutto allora poteva accadere, anche che i morti tornassero dall'aldilà, per unirsi ai vivi e festeggiare con loro.
    Poiché i Celti, come altri antichi popoli, ritenevano che il giorno finisse all'ora del tramonto, aprivano il Samain la sera del 31 Ottobre. Questa credenza è perfettamente coerente con la concezione temporale celtica, di cui abbiamo accennato, dal momento che armoniosamente conferisce una continuità nel susseguirsi delle giornate.
    Tradizione del resto rispettata fino ai nostri tempi, in cui è durante la notte che si tengono le feste, che i bambini mascherati si aggirano di casa in casa, minacciando uno scherzetto se non si riceve un dolcetto!
    La stessa etimologia della parola "Halloween" conferma ulteriormente l'importanza della "cosmologia" celtica. Halloween deriva dalla forma contratta di All Hallow' Eve, la sera di tutti i Santi, dove Hallow è la parola arcaica inglese che significa "Santo", la vigilia dunque di tutti i santi.
    Questa concezione del tempo, seppur soltanto formalmente e linguisticamente parlando, è molto presente nei Paesi Anglofoni, in cui diverse feste sono accompagnate dalla parole "Eve", tra cui la stessa notte di Capodanno, "New Year's Eve", o la notte di Natale "Christmas Eve".

    Erroneamente in Italia ed in molte altre parti del mondo la fetsa dei morti si festeggia la notte tra l'1 ed il 2 di novembre.

    È giusto conoscere e capire gli altri, festeggiare e divertirsi, ma questo non vuol dire emularli a tal punto da dimenticare da dove veniamo e quali tesori possediamo, correndo dietro ad una zucca bucata!

     

     

    LA TOVAGLIA

    (Pascoli)


    Le dicevano: - Bambina!
    che tu non lasci mai stesa,
    dalla sera alla mattina,
    ma porta dove l'hai presa,
    la tovaglia bianca, appena
    ch'è terminata la cena!
    Bada, che vengono i morti!
    i tristi, i pallidi morti!
    Entrano, ansimano muti.
    Ognuno è tanto mai stanco!
    E si fermano seduti
    la notte intorno a quel bianco.
    Stanno lì sino al domani,
    col capo tra le due mani,
    senza che nulla si senta,
    sotto la lampada spenta. -
    E` già grande la bambina:
    la casa regge, e lavora:
    fa il bucato e la cucina,
    fa tutto al modo d'allora.
    Pensa a tutto, ma non pensa
    a sparecchiare la mensa.
    Lascia che vengano i morti,
    i buoni, i poveri morti.

     

    Pensa a tutto, ma non pensa
    a sparecchiare la mensa.
    Lascia che vengano i morti,
    i buoni, i poveri morti.
    Oh! la notte nera nera,
    di vento, d'acqua, di neve,
    lascia ch'entrino da sera,
    col loro anelito lieve;
    che alla mensa torno torno
    riposino fino a giorno,
    cercando fatti lontani
    col capo tra le due mani.
    Dalla sera alla mattina,
    cercando cose lontane,
    stanno fissi, a fronte china,
    su qualche bricia di pane,
    e volendo ricordare,
    bevono lagrime amare.
    Oh! non ricordano i morti,
    i cari, i cari suoi morti!
    - Pane, sì... pane si chiama,
    che noi spezzammo concordi:
    ricordate?... E` tela, a dama:
    ce n'era tanta: ricordi?...
    Queste?... Queste sono due,
    come le vostre e le tue,
    due nostre lagrime amare
    cadute nel ricordare!

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