Area Privata



    mod_vvisit_countermod_vvisit_countermod_vvisit_countermod_vvisit_countermod_vvisit_countermod_vvisit_counter
    mod_vvisit_counterToday335
    mod_vvisit_counterYesterday230
    mod_vvisit_counterThis week335
    mod_vvisit_counterLast week3718
    mod_vvisit_counterThis month2273
    mod_vvisit_counterLast month10578
    mod_vvisit_counterAll days644837

    Online (20 minutes ago): 2
    Your IP: 44.200.122.214
    ,
    Today: Ott 06, 2024

     

     

    La Sacra di San Michele

    "Rupes sanctos vocant" – I luoghi scoscesi attirano i santi.

    LA STORIA

    L'Abbazia di S. Michele della Chiusa sorge sul Monte Pirchiriano, all'imbocco della Val di Susa.

    Il nome del monte in origine era Porcariano, ovvero monte dei porci, ma poichè non si addiceva alla maestosità del monumento fu successivamente modificato in Pirchiriano, ovvero monte del fuoco.

    Da più di dieci secoli L'abbazia vigila lo sbocco in pianura della Val di Susa, sorvegliando dall'alto questo luogo di grande transito quale è la via di Francia.

    Da principio è probabile che i Romani abbiano fatto del monte Pirchiriano un luogo di culto per venerare le divinità alpine. Successivamente fu costruita, sulla sommità del monte, una piccola cappella (IV secolo d.C.), ma fu solo nel periodo longobardo (569) che l'antico oratorio venne dedicato definitivamente a S. Michele, arcangelo guerriero, patrono di quelle genti bellicose.

    Nell'888 l'espansione araba raggiunse le Alpi Occidentali, arrivando anche in Val di Susa e stanziando un presidio avanzato proprio sul Monte Pirchiriano. Fu un periodo sanguinoso ed oscuro e sembrò che solo le strutture ecclesiastiche fossero in grado di porre un argine al caos . E' in questo contesto storico che iniziarono a nascere ed a consolidarsi quei monasteri e quelle abbazie che tanto peso ebbero nella vita medievale.

    I primi decenni del X secolo videro la nobiltà feudale impegnata contro i Saraceni: nel 950 Arduino Glabrione, conte di Torino, ebbe la marca della Val di Susa, da poco incorporata nel regno di Borgogna, quale compenso per la lotta contro gli infedeli, e la principale via di comunicazione attraverso le Alpi Occidentali divenne nuovamente praticabile, dando così nuova vita agli scambi commerciali ed al pellegrinaggio.

    Cacciati i Saraceni si ebbe una ripresa non solo della vita civile ed economica della valle, ma anche di quella monastica, che fino ad allora era rappresentata solamente dall'abbazia di Novalesa, fondata nel 726 ed abbandonata temporaneamente nel periodo saraceno.

    In questo contesto storico di rinnovato vigore cristiano, vicino alla fine del primo Millennio, si collocano le origini della Sacra di S. Michele.

    La leggenda ne attribuisce la nascita a S.Giovanni Vincenzo , vescovo ravennate , ritiratosi in eremitaggio sul non lontano monte Capraio, dove dette inizio alla costruzione di un oratorio. Nottetempo, però, le travi e le pietre necessarie ai lavori svanivano misteriosamente. Deciso a scoprire la causa delle sparizioni, in una notte di veglia, vide una schiera di angeli che, senza sforzo, trasportavano in volo le pesanti pietre su una cima del lato opposto della valle, detta Monte Porcariano, poiché era un selvaggio ricettacolo di maiali selvaggi. All'improvviso, sul monte, circondato da una corona di fiamme, apparve l'Arcangelo Michele che indicava con insistenza proprio quella rupe.

    Il santo, seguendo il volere divino spostò il cantiere e quando il vescovo di Torino, Amazzone, si recò a consacrare l'oratorio trovò un altare portato dagli angeli.

    Le fiamme valsero al monte il nuovo nome, che mutò da Porcariano, monte dei porci, a Pirchiriano, monte del fuoco, e l'abbazia che di lì a poco sorgerà, sarà chiamata Sacra perché consacrata dagli angeli.

    In realtà, in una data individuata tra il 983 ed il 987, sul monte si potevano contare tre cappelle. La terza fu costruita da un gruppo di eremiti fondatori di una comunità che iniziò a vivere secondo la Regola benedettina e ben presto le modeste strutture allora esistenti non furono più sufficienti ai monaci ed al crescente afflusso di pellegrini e viandanti provenienti dall'Italia e d'oltralpe.

    Nel 999, in occasione dell'elezione pontificia di Silvestro II, scese a Roma il nobile Ugo di Montboissier, signore di Cuxa, detto “Ugone lo scucito” per la sua leggendari prodigalità, per recarsi dal Papa a chiedere il perdono per i propri peccati. Il Pontefice gli concesse l'indulgenza, ponendolo di fronte alla scelta della penitenza: sette anni di esilio o la costruzione di un'abbazia.

    Ugone decise per l'abbazia e, sulla via del ritorno in Francia, acquistò dal marchese di Torino il monte Pirchiriano. Di lì a poco, attorno al 1015, ebbe inizio la costruzione di una chiesa adeguata alle esigenze della comunità. L'artefice fu, probabilmente, Guglielmo da Volpiano, grande abate-architetto, il quale concepì un'ardita costruzione che potesse inglobare la cima del monte con le tre cappelle più antiche.

    Per anni l'abbazia mantenne fieramente la propria autonomia sancita da Papa Pasquale II con una bolla del 1114 che proclamava la totale indipendenza dell'episcopato torinese e riservava al Pontefice la consacrazione degli abati eletti dalla comunità monastica. Ben presto però le dimensioni dell'abbazia non furono più sufficienti e si sentì l'esigenza di una chiesa più grande, ma dove sarebbe dovuta sorgere c'era il vuoto.

    Fu per opera dell'abate Ermenegaldo, che resse la Sacra fra il 1099 ed il 1131, che si creò un gigantesco basamento partendo dalla roccia del monte (un'opera quasi incredibile per l'epoca) che fu innalzato fino a raggiungere il livello della cima, dove, poggiante su ciclopici piloni, fu ricavato lo spazio per il nuovo presbiterio e per le absidi. Per superare il dislivello di quasi 30 metri , un largo e ripido scalone di pietra, detto dei Morti, aggirava il pilone centrale conducendo al fianco della chiesa.

    L'abate Stefano, successivamente (1148 – 1170), fece abbattere gran parte dell'edificio dei tempi dello Scucito e costruì una nuova chiesa d'imponenza degna di una grande e potente abbazia, direttamente sopra le tre cappelle originarie.

    Verso la fine del 1100 gli edifici cingevano ormai tutta la cima del monte.

    LA DECADENZA E L 'ABBANDONO


    Col tempo le grandi abbazie persero d'importanza e decaddero. Gli abati che amministrarono la sacra all'inizio del 1300 riuscirono a mantenere una provvisoria prosperità, ma il malgoverno dell'abate Pietro III di Forgeret indusse la Santa Sede ad aprire un'inchiesta conclusa con una pesante condanna per dissolutezza e corruzione. Il risultato fu la scomunica per tutta la comunità e l'interdizione dell'abbazia. Di lì a poco Amedeo VI di Savoia, il Conte Verde, chiese l'abolizione della carica dell'abate e l'assegnazione della Sacra in commenda ai Savoia, richieste accolte da Gregorio XI nel 1381.

    Ormai la Sacra era un grande corpo senz'anima e senza scopo: fu abbandonata dagli ultimi tre monaci nel 1622 e nello stesso anno l'abbazia fu soppressa da Papa Gregorio XV.

    Per la sua posizione fu più volte testimone e teatro di fatti militari e fu vittima dei cannoni di diverse guerre.

    LA RINASCITA


    Nei primi anni del 1800 la soppressione degli Ordini religiosi voluta da Napoleone indusse un Certosino proveniente dalla Certosa di Collegno a stabilirsi nell'abbazia deserta portandovi la presenza umana e religiosa dopo più di un secolo di abbandono, ma un tentativo di Carlo Felice di Savoia di insediarvi una comunità certosina stabile fallì, durando solo dal 1828 al 1831.

    Nel frattempo ebbero inizio i lavori di ristrutturazione e consolidamento.

    Fu grazie all'interessamento personale di re Carlo Alberto che, nel 1836, Papa Gregorio XVI nominò i Padri Rosminiani amministratori della Sacra. Nello stesso anno il re vi fece traslare dal duomo di Torino le salme di 24 principi sabaudi, attualmente situati nella chiesa dentro massicci sarcofagi di pietra. Sotto i Padri Rosminiani la Sacra riprese vita.

    Nel 1885 un terremoto provocò gravi lesioni, ristrutturate successivamente dall'eclettico e geniale architetto portoghese Alfredo d'Andrade che diede alla Sacra l'aspetto che oggi conosciamo.

    Il 14 luglio del 1991 l'abbazia ebbe l'onore di essere visitata da Papa Giovanni Paolo II.

    Tuttora i Rosminiani risiedono nella Sacra che dal 1994 è stata riconosciuta quale monumento simbolo del Piemonte.

    Tratto da "La Sacra di San Michele" - Edizione EMMEVU

    LA LEGGENDA DELLA BELLA ALDA


    La torre diroccata che si innalza – isolata e ben visibile in distanza – ai margini del Monastero Nuovo ha fornito lo scenario per la leggenda del salto della bella Alda.

    Il contesto storico, verosimilmente, è quello della guerra tra Francia e Spagna per il predominio in Italia.

    La Val Susa , in quel periodo, era continuamente invasa da guarnigioni e soldati e gli abitanti della valle spesso cercavano rifugio tra le solide mura della Sacra.

    La leggenda narra che una giovane fanciulla, conosciuta da tutti come la Bell'Alda, fu adocchiata da un soldato che, animato da cattive intenzioni, la seguì fin sulla torre, da dove, la poveretta, per non subire violenza e supplicando la Vergine di avere pietà di lei, saltò nel vuoto… Due angeli, allora, mandati dal cielo, l'afferrarono al volo la posarono delicatamente alla base del precipizio.

    La miracolata, scampato il pericolo, cominciò a vantarsi del favore divino ricevuto e la sua vanità fu talmente forte da voler dimostrare di poterlo rifare. Tornò quindi sulla torre e si lanciò nuovamente nel vuoto, ma nessun angelo, questa volta, accorse in suo aiuto…

    Tratto da "La Sacra di San Michele" - Edizione EMMEVU


    IL CULTO DELL'ARCANGELO MICHELE

    “Poi scoppiò una guerra nel cielo: da una parte Michele e i suoi angeli, dall'altra il drago e i suoi angeli. Ma questi furono sconfitti, e non ci fu più posto per loro nel cielo, e il drago fu scaraventato fuori. Il grande drago, cioè il serpente antico, che si chiamava diavolo e satana, ed è il seduttore del mondo, fu gettato sulla terra, ed anche i suoi angeli furono gettati giù”. (Ap.12,7-9)

    Nell'Apocalisse, l'Arcangelo Michele, il cui nome in ebraico significa “Chi come Dio”, è il principe delle milizie celesti, l'avversario di Satana, colui che combatte per la gloria del Signore fino alla fine dei tempi contro gli angeli ribelli. La Chiesa l'ha sempre invocato come suo protettore, estremo combattente nella lotta contro il male.

    Nel periodo alto-medioevale la devozione all'Arcangelo si estese largamente fra i popoli europei, dando luogo a santuari frequentatissimi e quasi sempre costruiti in località elevate e dominanti. Già nel VI secolo esisteva a Monte Sant'Angelo, nel Gargano, quello che con ogni probabilità è il più antico santuario europeo dedicato a San Michele. Si deve invece ai monaci irlandesi la fondazione, nel VII secolo, del famoso santuario di Mont-Sant-Michel in Normandia.

    Ubicata a metà fra Mont-Sant-Michel e Monte Sant'Angelo, l'abbazia si San Michele della Chiusa assunse ben presto la funzione di cerniera di un pellegrinaggio di oltre duemila chilometri.

    San Michele è il patrono degli schermitori, dei maestri d'armi e di varie attività artigianali e commerciali; fra l'altro, poiché era anche rappresentato come un “pesatore di anime”, è anche protettore di tutti quei mestieri che si servono di bilance. In Italia è anche il protettore dei radiologi e della Pubblica Sicurezza.

    Tratto da "La Sacra di San Michele" - Edizione EMMEVU

    Ritorna su

    NOTA! Questo sito utilizza cookie a scopo tecnico, analitico e profilante anche di terze parti. Chiudendo questo banner o proseguendo nella navigazione o selezionando un elemento della pagina, l’utente presta il consenso all’uso dei cookie. Per informazioni, si veda l’informativa cookie, cliccando sulla dicitura "PRIVACY POLICY" To find out more about the cookies we use and how to delete them, see our privacy policy.

    I accept cookies from this site.

    EU Cookie Directive Module Information